Convegno Cinghiale 2020 - Domande e risposte

Sabato 20 giugno 2020: Convegno online "CINGHIALE, È ORA DI CAMBIARE"
La parola alla scienza. Strategie diverse per una convivenza pacifica con la fauna selvatica.

DOMANDE PER I RELATORI CON LE RELATIVE RISPOSTE
Pubblichiamo tutte le domande senza i nomi per il rispetto della privacy, con le relative risposte dei relatori in corsivo.


DOMANDE PER IL PROF. MERIGGI:

Da A.B. (lettera firmata):

La presenza dei cinghiali in queste zone è notevole e durante la pandemia è aumentata fino ad arrivare alle porte di comuni della provincia di bassa quota come Cantù e Fecchio. La provincia ha dato il via a breve tempo per abbattimenti intensivi del cinghiale in tutta la provincia.
Il territorio è ricchissimo di ungulati, CERVIDI sia alle alte che alle basse quote e, nelle zone montane, camosci e mufloni.
Nel territorio del Lago di Como è stata riscontrata la presenza e l'espansione del lupo, individuato di recente tra i paesi di Lipomo e Camnago Volta (alle porte di Como) e da alcuni anni presente in Val d'Intelvi. Come in altre zone d'Italia, anche in provincia di Como la presenza dei cinghiali è notevole e con la pandemia risulta essere espansa dai paesi di alta quota (Val d'Intelvi e Triangolo Lariano) verso paesi di bassa quota come Cantù e Fecchio.

Premessa: che la presenza di cinghiali e altre specie sia aumentata durante la pandemia è una cosa che si dice ma non verificata (non sono stati fatti censimenti prima e dopo). Probabilmente l'abbondanza non è cambiata ma è cambiato il comportamento degli animali che, non disturbati dall'uomo, diventano meno elusivi (si fanno vedere più facilmente)

Fatta questa premessa, ecco le domande:

Come si può correlare una corretta gestione del cinghiale favorendo il ritorno del lupo, da anni stabile al confine con la Svizzera e da poco di passaggio anche nei paesi di Lipomo e Camnago Volta (alle porte del capoluogo di Como)?

Sulle popolazioni di cinghiale è possibile effettuare un prelievo conservativo cosa che non succede attualmente, mantenendo stabile la popolazione, senza ricorrere a rilasci e, quindi, mantenendo una buona disponibilità di prede per il lupo. Eventuali danni si possono controllare con i metodi di prevenzione


Il modello di prelievo selettivo da Lei presentato si può applicare a territori come quelli dell'alto Lario e del Triangolo Lariano, caratterizzati da piccole aree agricole isolate da aree boschive e altre di forte urbanizzazione?

In aree di questo tipo è da escludere il prelievo tramite braccata, mentre quello selettivo può essere attuato efficacemente. Meglio sarebbe comunque controllare la popolazione con catture.

Ci sono prove di competizione alimentare e territoriale del cinghiale con le altre specie di ungulati del Lario (cervo, capriolo, muflone e camoscio), soprattutto con cervo e capriolo?

No, non ci sono.




Da M.C. (lettera firmata):

Volevo sapere, considerando quanto esposto e dei costi sostenuti dal Parco del Ticino per il pagamento dei danni (fatto, temo, comune per tutte le aree protette), cosa ne pensa il relatore in relazione al possibile intervento pagando direttamente gli agricoltori per "non coltivare" ed effettuare quindi questo tipo di servizio, nelle aree ove maggiore è il rischio.
Potrebbe essere un tecnica di mitigazione dei danni ipotizzabile ed eventualmente "esportabile"???

Credo che sia molto difficile convincere gli agricoltori a non coltivare perché altrimenti non prenderebbero più gli incentivi delle varie misure di sostegno all'agricoltura. Si potrebbe convincerli a non coltivare le coltivazioni a maggior rischio nei campi più soggetti a danneggiamento.

Da E.S. (lettera firmata):

Cosa ne pensa della sterilizzazione chimica rispetto al problema dei cinghiali?
Può essere un metodo che, integrato alla prevenzione e a un controllo effettuato correttamente, contribuisce al contenimento della specie?

Sì il metodo è promettente ma è comunque di difficile attuazione su grande scala e presenta il rischio di incidere anche su altre specie se i prodotti vengono somministrati con alimenti.


Da F.D. (lettera firmata):

Vorrei domandare se il farmaco anticoncezionale Gonacon, che sembra aver dato buoni risultati nei test su piccoli gruppi chiusi, è mai stato utilizzato sul campo, in natura o in spazi quali parchi o aree limitate?
Potrebbe funzionare in spazi relativamente ristretti, quali i greti dei torrenti (ad esempio il Bisogno che attraversa Genova, dove vivono numerosissime famiglie ormai stanziali)?

Non conosco il prodotto ma in teoria gli anticoncezionali troverebbero la loro più efficace applicazione proprio in aree ristrette e con popolazioni chiuse.


Da G.F. (lettera firmata):

Vorrei sapere come è stato possibile affrontare uno studio così bene approfondito (e se sia possibile affrontare uno studio del genere anche sul territorio laziale) e, a margine, se fosse possibile ricevere il video inerente all'immissione illecita dei cinghiali sul territorio nazionale.

Realizzare e condurre ricerche scientifiche sulla fauna è il mestiere di noi zoologi e credo che in generale gli zoologi italiani lo sappiano fare bene. Il problema è però trovare i fondi per avviare e concludere le ricerche scientifiche, in particolare quelle indirizzate a trovare soluzioni a problemi gestionali delle popolazioni selvatiche. Con i fondi necessari si può fare dell'ottima ricerca scientifica quasi ovunque (Lazio compreso). Dei risultati che abbiamo fatto vedere nella nostra presentazione, solamente quelli ottenuti nel Parco Ticino piemontese sono stati supportati da un finanziamento (20.000 euro in totale per due anni). Il video glielo mando per e-mail.




DOMANDA PER IL PROF. MARSAN:

Da G.F. (lettera firmata):

A conclusione della sua illustrazione sulla capacità dissuasiva delle reti elettrificate, il Prof. Marsan ha ribadito, in una delle ultime slide, che un tale sistema debba essere necessariamente accompagnato anche da altre misure fra cui abbattimenti e catture nonostante gli altri autorevoli relatori abbiano evidenziato, al contrario, la fallacia di questa strategia di contenimento. Come si spiega questa indicazione opposta rispetto alle determinazioni successive? O forse ho frainteso io?

Rispondo molto volentieri alla domanda.
Con lo scopo di esemplificare estremizzo due situazioni in cui  i cinghiali possono produrre danni alle coltivazioni:
nel primo caso abbiamo un limitato numero di coltivazioni completamente circondate dal bosco.
Agli abbattimenti seguono repentini fenomeni di migrazione di altri cinghiali che riempiono lo spazio occupato da quelli uccisi e immediatamente si ripetono i danni alle coltivazioni.
Nel secondo caso abbiamo ampie aree coltivate inframezzate da piccole porzioni di bosco che ospitano un limitato numero di cinghiali e in queste condizioni l’abbattimento di un limitato numero di animali può produrre la riduzione dei danni.
Tra queste situazioni estreme (bianco o nero) esistono molte tonalità di grigio per cui è necessario valutare i singoli interventi caso per caso.
Nella regione in cui lavoro, la Liguria, il bosco rappresenta il 95% della superficie totale  e quindi la soluzione cruenta difficilmente può produrre una sensibile riduzione dei danni.
Nel caso di chiusure di ampie aree comprensoriali, nel Parco Nazionale delle 5 terre una recinzione chiude circa 500 ettari di superficie, molti cinghiali possono essere trattenuti all’interno delle aree protette o possono casualmente penetrarvi  e in questo caso gli abbattimenti, oltre ad essere necessari, sono efficaci poiché non vengono seguiti da fenomeni di immigrazione dalle aree circostanti.
Augurandomi di essere riuscito a chiarire i dubbi dell’ascoltatore resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.



DOMANDA PER IL PROF. SCANDURA

Da R.P. (lettera firmata):

Quale razza di cinghiale è presente in Sicilia?    Quando è stato reintrodotto e con quali sottospecie?

Il cinghiale un tempo presente in Sicilia e completamente estinto intorno alla fine del XIX secolo, è ricomparso nell'isola negli anni '90. Non si dispone di informazioni precise, ma sembra che la fonte più probabile siano i diversi recinti realizzati dall'Azienda Foreste Demaniali, nei qualli anni prima erano stati immessi capi provenienti da allevamenti della penisola. Gli animali fuggiti da questi recinti si sono riprodotti portando la specie negli anni a venire a diffondere nel territorio di alcune provincie siciliane (in particolare Trapani, Palermo, Agrigento e Messina) incrociandosi localmente con maiali bradi (Lo Valvo 2013). Non si può però escludere che vi siano state altre immissioni realizzate deliberatamente a scopo venatorio. Nessuno studio ha finora valutato la composizione genetica di queste popolazioni.


DOMANDA PER IL PROF. BELLETTI

Da F.D. (lettera firmata):

Volevo chiedere a Piero Belletti, che ha parlato dell'impatto dell'attività venatoria sulla prolificità dei cinghiali, come mai proprio ai cacciatori vengono date in gestione immense aree (pubbliche), completamente recintate e chiuse (le ZAC), nelle quali poter trasferire i cinghiali catturati.
Per anni hanno causato un danno, tra inserimenti e foraggiamento, e ora continuano ad essere favoriti dalle istituzioni. Al contrario, sarebbe ora di un risarcimento.
Tali aree (se non tutte, almeno una per provincia) non potrebbero essere destinate alla gestione incruenta, da parte di associazioni ambientaliste/animaliste? Potrebbero ospitare cinghiali e altri selvatici, sterilizzati, fino al loro naturale fine vita e senza arricchire nessuno con le loro carni.
Spero possiate rispondere su questa proposta, eventualmente anche da parte di altri relatori.

Caro amico,
cerco di rispondere alla tua domanda, anche se mi pare fosse in realtà soprattutto un'affermazione. Ai cacciatori vengono concesse le aree di cui parli, così come mille altre opportunità, per il semplice fatto che, storicamente, i politici e gli amministratori italiani sono sempre stati  più vicini alle loro posizioni (o, meglio, alle loro lobbies) che non alle nostre. Inoltre, la caccia "rende" di più della protezione, quanto meno nell'immediato. In termini sia economici che politici.
Ogni nostra più piccola vittoria è dovuta essere preceduta da enormi battaglie, con grande dispendio di tempo ed energie. Per i cacciatori, invece, spesso basta una stretta di mano in periodo pre elettorale e poi le concessioni cadono a pioggia. E' quanto sta succedendo in Piemonte, dove la Giunta di centro-destra sta cercando di pagare le cambiali firmate in campagna elettorale, con incredibili ed assurde concessioni al mondo venatorio, tipo l'ampliamento dell'elenco delle specie cacciabili di ben 15 unità, tra cui alcune che non ha alcun senso prelevare, come allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile, ecc.
E, a quanto mi risulta, lo stesso sta succedendo in molte altre Regioni, come Lombardia, Abruzzo, ecc.
Per quanto riguarda la tua proposta, non può che trovarmi d'accordo, anche se non nascondo le difficoltà che una tale operazione prevede. Le Associazioni ambientaliste ed animaliste, a quanto mi risulta, operano nel più completo volontariato e la gestione diretta di aree potrebbe quindi rappresentare un problema. Peraltro superabile se esiste una forte volontà locale. Occorrerebbe forse verificare l'esistenza di una tale volontà e la presenza dei presupposti affinché l'operazione possa essere gestita in modo adeguato. Dopodiché si potrebbe tentare di fare una richiesta ufficiale alla Regione, magari cercando l'appoggio di qualche consigliere sensibile alle problematiche della fauna selvatica e dell'ambiente più in generale.

Grazie mille per la risposta.
Qui in Liguria l'Enpa (che gestite l'unico cras regionale) si è detta più che disponibile a gestire un'area del genere, ma l'unico politico che la appoggia è un ex consigliere fuoriuscito dai 5 Stelle (Marco De Ferrari, vegano)... ovviamente utopia finchè resterà in carica l'attuale giunta a trazione leghista (storicamente MOLTO vicina al mondo venatorio).
Speriamo le cose cambino... perchè nella sola provincia di Genova esistono 27 ZAC, alcune di oltre cento ettari... e mi sembra un "monopolio" francamente eccessivo e inaccettabile
Complimenti e grazie ancora, Fabio Dolia


Certamente. Tra l'altro, per il raggiungimento di questo fine sarebbe anche utile che le varie Associazioni animaliste/ambientaliste cercassero di andare un po' più d'accordo tra di loro ed evitassero di spendere un sacco di tempo e di energia in sterili polemiche inter-associative. Da noi ci stiamo provando. Le Associazioni che partecipano al Tavolo Animali ed Ambiente non la vedono allo stesso modo su tutte le questioni (esempio classico: le specie alloctone/invasive), però su tante cose sì. Ed è su queste che si lavora insieme.


DOMANDA GENERICA

Da P.P. (lettera firmata):

Buongiorno
come mai non c 'è la voce dei cacciatori? 
Pietro

Risponde Roberto Piana:

Carissimo Pietro,
il convegno è stato organizzato proprio in alternativa alla voce dei cacciatori che di spazi ne hanno fin troppi... vedi quello che è successo in Consiglio regionale del Piemonte. 
Obiettivo primario per affrontare e cercare di risolvere il "problema cinghiale" è escludere coloro che hanno interesse a mantenere una popolazione numerosa di questo ungulato sul territorio per poter continuare il loro divertimento e il loro utile economico sulla pelle degli animali e a danno del mondo agricolo e produttivo. Un caro saluto, Roberto Piana

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DOMANDE E OSSERVAZIONI GENERICHE:

Da
S. (lettera firmata):

Non è una domanda ma un complimento e ringraziamento alla relatrice Elisa Baioni.

Cambiare? non sarà mai possibile cambiare per i poveri cinghiali se si lascia la gestione ai cacciatori !!!  e se non si dismettono le immissioni scellerate di nuovi esemplari nei territori da parte dei cacciatori.
Manca davvero il punto di vista animale... vogliamo sempre essere noi a controllare gli animali, chi nasce... chi muore... quando e come ?!?!?!?!?!?!
Quanto vorrei che fossero i cinghiali a fare un piano di controllo sugli umani (e non il contrario), finalmente finirebbero di penare !
Ringrazio l'unica relatrice che ha fatto "esistere" l'animale cinghiale deinvisibilizzandolo... lodevole eccezione… GRAZIE ! 
In breve manca una problematizzazione in senso antispecista, restiamo saldamente ancorati a quel tipo di arroganza specista che si chiama antropocentrismo.
Propongo: apertura caccia ai cacciatori, la specie più nociva che esista !!!

Da F.D. (lettera firmata):

1) Si può combattere il parere dell'ISPRA che parifica le reintroduzioni (spostamenti) alle nuove immissioni di capi allevati?

2) sarebbe possibile requisire e trasformare le ZAC (zone addestramento cani) in aree gestite da associazioni ambientaliste/animaliste in modo incruento, dove trasportare animali catturati dal controllo in città

Risponde Roberto Piana:

1) L'ISPRA emette pareri e tali restano. In alcune situazioni (es. calendari venatori o interventi di controllo della fauna) detti pareri sono obbligatori e autorevoli, ma non vincolanti. 
Sono molto frequenti motivati spostamenti dai pareri dell'ISPRA da parte delle Regioni e delle Province. Anche sulla questione dello spostamento degli animali selvatici catturati in aree urbane, cinghiali in primis, nulla vieta che Città Metropolitane e Province approvino protocolli di intervento che prevedano la sterilizzazione degli animali (il caso del cinghiale è il più significativo) e il rilascio nelle zone di provenienza al fine di contribuire alla riduzione della presenza.   Quello che è richiesto è la volontà politica di perseguire strade nuove e
non ancora sperimentate per cercare di dare risposte concrete e incruente alla "questione cinghiale".

2) La risposta alla Sua domanda è strettamente collegata alla precedente.  Le zone di allenamento cani sono previste dalle leggi regionali e dall'art. 10 della L. 157/1992 e certamente non possono essere sostituite con zone che abbiano altre finalità senza modifiche legislative.
Nulla impedisce tuttavia l'approvazione da parte delle istituzioni amministrative di modalità di intervento per riportare la fauna selvatica (penso a tutti gli ungulati perché non sono rari gli arrivi in aree urbane di cervi, caprioli, ecc )  nelle aree naturali di provenienza evitandone l'uccisione.   Purtroppo con la scusa della sicurezza (quasi sempre pretestuosa) spesso si preferisce la via più facile e meno rispettosa degli animali: l'abbattimento.


Da D.G. (lettera firmata):

Lavorando in ospedale a Torino, ad ottobre 2019 ho eseguito prelievi ematici a tante persone di Susa che  hanno mangiato un cinghiale affetto da trichinella (avevano mangiato salame di cinghiale non analizzato dal veterinario)... E' stata una grossa spesa per gli esami ematici ed anche ricoveri per trichinellosi sono stati numerosi.


Da G.F. (lettera firmata):

La conferenza è stata molto interessante e gli interventi chiarissimi, complimenti. È possibile avere le presentazioni powerpoint da utilizzare a soli fini scientifici per gli studi e le ricerche in esse contenuti?

Risponde Rosalba Nattero:
Pubblicheremo quanto prima gli Atti del Convegno

Da V.V. (lettera firmata):

Nel 1996 (o dintorni) ci furono 2 aggressioni di cinghiali all'uomo:
- un cinghiale preso al laccio uccise un cacciatore che si era avvicinato per finirlo;
- una signora fu aggredita da mamma cinghiale perchè aveva preso in braccio i cuccioli.
Un professore dell'UNIVERSITA' DI TORINO, da me intervistato, mi disse che a memoria d'uomo non si conosceva in Europa un solo attacco del cinghiale all'uomo!
SE NON PER DIFESA!!!


Da F.M. (lettera firmata):

Sapevo di capsule per sterilizzazione di ungulati. Perché non ne viene considerato l'utilizzo per ridurre il numero di capi? Grazie